Concetto di Fulcro.

Published On: Ottobre 20, 2018Categories: ApprofondimentiCommenti disabilitati su Concetto di Fulcro.

…un fulcro è un punto immobile (still-point), un punto di quiete. È da questo punto che una leva si muove e prende la sua potenza. Sapere che un fulcro può essere spostato, ma che la sua funzione non può essere modificata. Si tratta sempre di un punto immobile, un punto di riposo, a partire dal quale le leve funzionano e acquistano la loro potenza.” W.G. Sutherland DO

Abbiamo già citato la parola fulcro nelle pagine precedenti, a questo punto è fondamentale capire meglio il suo significato.

Cerchiamo di dare una descrizione storica per comprendere meglio il concetto di fulcro,ripercorrendo gli scritti degli autori storici di cranio-sacrale, William Garner Sutherland, e di quelli di uno dei suoi discepoli, Rollin Becker; tenteremo di comprendere alla luce della fisica quantistica qual è la natura di questo concetto.

Definizione del fulcro:la parola latina, “fulcrum” significa appoggiare, sostenere. Qualcosa che regge o sostiene, il punto su e da cui si muove una leva. Il fulcro o punto d’appoggio, è un elemento molto presente in osteopatia e nelle terapie manuali in cui si parla spesso di punto d’appoggio, di perno, di leva.

Il fulcro, nell’approccio cranio-sacrale, ha dei significati supplementari, ma il concetto di fulcro è applicabile anche a livello delle altre aree del corpo.

Un po’ di storia della parola fulcro.

Negli anni 40, indagando il campo cranico, il Dr. Sutherland nota una regione che reagisce in modo particolare. Suppone si tratti delle Membrane a Tensione Reciproca o MTR e dei loro poli di inserzione. Un meccanismo di fulcro sembrava manifestarsi. Localizza questa regione a livello del seno retto dove la falce cerebrale e il tentorio del cervelletto sono contigui.

Più che un semplice punto d’appoggio, il fulcro si manifesta come un punto d’appoggio dinamico ed in seguito ad esperimenti realizza che il fulcro delle MTR è mobile, adattabile e sospeso.

In omaggio a W.G. Sutherland, i suoi allievi diedero a questa congiunzione funzionale il nome di “Fulcro di Sutherland”. Il concetto di fulcro fu scoperto e descritto in rapporto alla regione anatomica in cui le falci e il tentorio del cervelletto sono contigue a livello del seno retto, ma possiamo chiederci se esistano altri fulcri.

Ovviamente la risposta è si. Vi sono un gran numero di fulcri. Sono presenti dappertutto nella natura e nel corpo umano. Il Dr. Thomas F. Schooley dice: “Se avvengono delle fluttuazioni, deve esserci un punto centrale dal quale nascono, e questo punto non possiede un suo movimento e può essere chiamato un fulcro. Quindi, deve esserci un fulcro per ogni atomo, per ogni molecola, per ogni massa di materia.”

Il capire quali fulcri sono più importanti è fondamentale per permettere che i fluidi circoli meglio, in questo modo eviteremo le stasi dei fluidi. Il sistema dei fluidi è un elemento capitale nel concetto osteopatico, già per A.T. Still, con la prima regola della arteria e poi W.G. Sutherland dà un’importanza notevole ai fluidi interessandosi in modo particolare al LCR (liquido cefalorachidiano) definendolo “L’elemento più nobile contenuto nel corpo umano…”.

È interessante notare che le descrizioni fatte negli anni considero queste parole chiave: le leve mobili oscillanti, rappresentate dalle fluttuazioni della marea, la potenza, l’immobilità, il punto di quiete, questo movimento d’equilibrio tra il flusso e il riflusso delle onde nonché momento d’equilibrio tra due maree.

Il Dr. Sutherland non precisa, come ha potuto farlo per il fulcro membranoso, la sede di un eventuale fulcro maggiore per i fluidi. Tuttavia, numerose interpretazioni situano questo fulcro fluidoa livello del terzo ventricolo e più precisamente nell’area della lamina terminale che ne è la parete anteriore. Il fulcro osseocorrisponde alla sincondrosi sfenobasilare.

A questo punto appare più evidente la differenza tra un punto d’appoggio e un fulcro. In effetti il punto d’appoggio è legato in modo intrinseco alla nozione di fulcro, entrambi hanno l’elemento più importante: il punto d’immobilità, di quiete che genera la potenza.

Il fulcro però, possiede diversi elementi supplementari: la mobilità, cioè la capacità di cambiare o di spostarsi da un punto a un altro, l’adattamento, che è la capacità di agire da sé, la sospensione, che è propria a tutti i fulcri.

Il concetto di fulcro è passato da una nozione di punto d’appoggio a quella di punto mobile e adattabile, cosa corrispondente più a una forza che centralizza, che ripartisce e come dice J. Andreva Duval: “nel meccanismo primario un “fulcro” non è un punto anatomico, è un luogo energetico.”

Questo concetto è fondamentale perché rappresenta l’essenza stessa dell’approccio di W.G. Sutherland verso la fine della sua vita. In effetti il fulcro è sinonimo d’immobilità, di potenza e di equilibrio, elementi che favoriscono il mantenimento della salute nella fisiologia del corpo.

Altro autore R. Becker, allievo e amico del Dr. Sutherland, continua il suo lavoro ampliandolo. Applicando ̀ il concetto cranio-sacrale a tutto il corpo, su tutti i livelli ed a tutte le dimensioni dell’essere umano.

Dr. Becker si poneva molti interrogativi riguardo all’applicazione del principio di fulcro. In questa corrispondenza si nota innanzitutto l’impiego di un termine che non appare in nessun altra pubblicazione Master Fulcrum o Fulcro Maestro. Questo Fulcro Maestro sembrerebbe reggere tutti gli altri fulcri del corpo, tanto fisiologicamente che patologicamente. Inoltre, lavorando con questo si metterebbero in evidenza tutte le disfunzioni, per poi correggerle.

Il Dr. Becker ci rivela delle sue considerazioni più profonde su questo Master Fulcrum. “…Sono interamente convinto che Dio o lo spirito della natura, abbia provato la sua capacità di pianificare (se piano c’è) e di costruire o fornire delle leggi in sé, senza modello per le miriadi di forme e di esseri animati…”

Nel 1952 il Dr. Becker ci dice: “Il soffio di vita unificato è il fulcro sospeso mobile adattabile per il quale i modelli mobili in permanenza cercano l’equilibrio.” Il concetto di fulcro aumenta il suo valore di un meccanismo involontario. R. Becker ci descrive un fulcro dal grado più alto. Continuando con i suoi dubbi e i suoi interrogativi R. Becker constata che lo sviluppo della nostra percezione, per raggiungere una diagnosi e una cura ideale, può farsi solo in una totale neutralità; abbandonando cioè qualsiasi forma di ego del terapeuta (J. Andreva Duval)

Il Dr. Sutherland e il Dr. Becker hanno sviluppato un grado di percezione tale da non poter più trascriverci le loro sensazioni con termini classici o scientifici. Di conseguenza, per sviluppare il concetto cranio-sacrale vengono spesso impiegati termini con definizioni che rappresentano un approccio osteopatico meno meccanico e piùsottile e dell’indicibile: il respiro della vita, il soffio vitale, la luce liquida, il fulcro spirituale, il Boss, il partner silenzioso.

Aspetto più contemporaneo del lavoro sui fulcri.

Cercheremo di analizzare approccio dell’osteopatia più fluida tramite le scienze moderne, nella fattispecie la fisica ed alcune teorie di biologia.

Se consideriamo il fulcro attraverso la fisica classica, studiando i diversi tipi di leva, questa analisi ci porta solo ad una visione meccanicistica del fulcro e quindi al semplice punto d’appoggio, che nell’osteopatia più meccanicistica è fondamentale.

Ma non è la visione energetica che corrisponde all’aspetto dei fulcri e dei fluidi.

Cominciamo a dare dei concetti più funzionali del fulcro. Quali sono le particolarità del fulcro? Il fulcro è muto senza vari tipi di comunicazioni, che possono essere fulgori di luce, una densità e avvolte anche vibratoria.

Questa particolarità fa stranamente pensare ad un punto immobile (still-point) che certamente corrisponde ad un fulcro. Il nodo si identifica ad un punto singolare che ricorda un “buco nero”.

Il fulcro nella sua singolarità è portatore di una forte densità d’energia che non esprime e che non induce l’ambiente. Il carico d’energia, non è energetico.

Allo stesso modo il fulcro, che è un punto d’immobilità (still-point), genera la potenza ma non la esprime; sono le leve che muovendosi dissiperanno l’energia. Questa descrizione ci permette solo di fare un parallelo con il fulcro, come R. Becker precisa:

La potenza può essere descritta in diversi modi. È lo spazio tra due note in uno spartito di musica… Separa le diverse lunghezze d’onda che manifestano l’energia dei campi elettromagnetici. Si situa tra il flusso e il riflusso dell’oceano e dei flussi dell’energia universale del sistema solare ed al di là. In chimica, interviene nei punti di scambio tra due reazioni. Una delle descrizioni più semplici della potenza, però, è quella della leva e del fulcro: la potenza nel punto d’immobilità che costituisce il fulcro è la somma totale delle energie che si manifestano alle due estremità della leva.”

L’immobilità.

Per osservare la mobilità, dobbiamo prendere dei punti come riferimento. Un’automobile, per esempio, è immobile o si muove rispetto ai marciapiedi della via o alle banchine della strada. Il seno retto (regione anatomica ove si localizza il fulcro di Sutherland) può essere mobile o immobile rispetto al suolo (alla terra), ma resta immobile rispetto alle sue leve che sono le membrane del corpo.

Questi ragionamenti sono fondati sull’ipotesi che esista una referenza assoluta nonché un tempo assoluto. Stacchiamoci da questa visione meccanicistica, e consideriamo il livello d’energia di un oggetto che si presuppone immobile.

Considerando la teoria quantistica, lo stato di base o lo stato di più bassa energia di un oggetto, non corrisponde al raggiungimento di un’energia nulla. Anche al suo stato di base, un oggetto è inevitabilmente la sede di una quantità minima di fluttuazioni dette di punto zero. Allo stesso modo, anche nel vuoto o nel loro stato di più bassa energia, le onde di un campo di Maxwell non sono esattamente uguali a zero.

Questo stato di energia minimo è concepito come un oceano di particelle virtuali che interagiscono tra loro e conferiscono al “vuoto” una certa energia potenziale.

Il “vuoto” è lo stato latente della realtà. La materia ordinaria costituita da particelle elementari intrinsecamente dinamica ne è lo stato manifesto.

Insomma, la materia altro non è che una manifestazione del “vuoto”

Rollin Becker esprime questa energia del punto zero partendo dall’immagine del partner silenzioso. “Il vostro partner silenzioso è un punto fulcro; è assolutamente immobile. Non vi è energia in movimento nel partner silenzioso. E’ tutta l’energia, ma non è in movimento. E’ la fonte d’energia attuale, lo stato dal quale l’energia proviene. Non c’è movimento, c’è solo una potenza allo stato puro”

Con queste informazioni possiamo tentare di interpretare la nozione di immobilità (principio primo del fulcro) come lo stato latente della “realtà”.

Così il fulcro o più esattamente i miliardi di fulcri sono solo potenziali manifestazioni. R. Becker ci dice che l’immobilità della vita si esprime direttamente come una realtà dinamica mediante la nostra coscienza; in altri termini si potrebbe dire che la coscienza dell’osservatore attualizzi le particelle. (Fenomeno caro alla fisica quantistica).

Questo evidenzia anche l’attivazioni create dallo stesso terapeuta in assenza del suo stato neutro possono perturbare l’organismo del paziente “Non solo le osservazioni disturbano ciò che deve essere misurato, ma esse lo producono……..noi costringiamo un elettrone ad assumere una posizione definita…ma siamo noi stessi che produciamo i risultati della misurazione”. Pascual Jordan( 1902-1980)

Dalla materia allo spirito.

Un analisi dello spirito e coscienza in rapporto al corpo sofferente è già stata trattata già agli albori dell’osteopatia, dal suo stesso fondatori e nel tempo altri colleghi hanno continuato a ribadire lo stesso concetto, tutto questo va sicuramente a contrasto con il momento storico che viviamo in Europa, dove la categoria cerca di far diventare l’osteopatia una professione sanitaria con evidenza scientifica.

Nella fisica quantistica il mondo della materia e il mondo della coscienza (o spirito) si possono interpretare come due aspetti di una stessa realtà. Così possiamo carpire meglio ciò che R. Becker esprime: “…Facciamo questa palpazione con la mano vettore. Risentire il movimento non basta. E’ necessario “ascoltare” ciò che il movimento esprime – ascoltare con lo spirito, ragionare con lo spirito, interpretare con lo spirito, leggere con lo spirito. È necessario sviluppare “un’immagine mentale” di come, quando e perché il meccanismo fisiologico de! paziente esprime questo tipo di movimento.”

Bisogna stare attenti, quando si parla di spirito, a non fare confusione; comunemente lo si usa come sinonimo di anima. Il termine “spirito” viene applicato solo a ciò che si riferisce direttamente alla coscienza universale, di cui ne è l’emanazione omogenea e senza mescolanza.

Fisici d’avanguardia propongono delle teorie quantistiche della coscienza:

Teoria di David Bohm, Teoria del campo quantistico, Teoria dei microvilli di Sir John Eccles

Adesso possiamo percepire tutta l’importanza della coscienza in questo approccio; la percezione del fulcro si può fare solo attraverso il nostro stato neutro. Un’applicazione tecnica si effettua utilizzando le energie dell’immobilità e quelle della funzione fisiologica del corpo nella loro propria dinamica di scambi ritmici equilibrati. Questo ci consente la diagnosi e la cura tanto nello stato di salute che in quello traumatico o di malattia.

La condizione è molto semplice: essere cosciente dell’immobilità e ammettere la funzione fisiologica del corpo, che manifesta la sua propria potenza infallibile piuttosto che utilizzare una forza cieca proveniente dall’esterno” Si può fare un legame tra l’immobilità e la coscienza prendendo in considerazione una citazione di W.G. Sutherland:

“Be still and know” “Sii immobile e conosci” “ Sii fermo e conosci” …. Ci si potrebbe chiedere se la conoscenza si trovi nell’immobilità.

Il fulcro, questa forza che centralizza, che ripartisce, questo luogo energetico, è la congiunzione tra le forze inerenti e la vita che si manifesta come un movimento. R. Becker universalizzando il lavoro di W.G. Sutherland ci insegna che è possibile palpare l’immobilità, così come il movimento, ma soprattutto che è possibile utilizzare queste risorse per ristabilire la salute.

Ricordiamo i tre principi fondamentali dell’osteopatia: l’interdipendenza struttura/funzione, l’unità del tutto, il principio di autoguarigione.

Per riuscire ad avere le capacità sensoriali per comprendere ascoltare e rimettere in movimento il terapeuta deve essere neutro, in disparte, e avere nello stesso tempo una coscienza viva e acuta. Tuttavia, R. Becker insisteva sulla semplicità di questo approccio. La complessità è la semplicità di questo meccanismo”.

Scritto da : giginieddu

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